Ieri, come faccio spesso, dopo il lavoro sono andato al fiume a pescare. In questo periodo sto utilizzando la tecnica Ledgering che si basa sull'utilizzo di un pasturatore piombato legato alla lenza madre. Caricato di bigattini, si lancia in acqua e, grazie ai fori presenti, i bigattini escono fuori pasturando localmente. Il pesce viene catturato grazie ad un amo collegato al pasturatore per mezzo di un segmento di filo più sottile della lenza madre, comunemente chiamato "finale" o "terminale". In realtà il pasturatore è svincolato dalla lenza madre ma scorre su di essa grazie ad un tubicino (almeno nella configurazione che uso io) che presenta una piegatura a circa 3/4 della lunghezza. Questo tubicino storto è chiamato "Anti-Tangle" (Anti-incaglio) ed ha la funzione di impedire che il finale si attorcigli intorno al pasturatore impedendogli materialmente di svolgere il suo compito.
Classica montatura con pasturatore chiuso e tubicino anti-tangle |
Si tratta di una tecnica relativamente moderna ma che deriva da quella sicuramente più antica: la pesca "a fondo". Tanti pescatori considerano la pesca "a fondo" come la pesca "del nonno", fatta semplicemente di noiose attese e priva di particolari attrattive. Devo dire invece che il Ledgering non è ne noioso ne poco dinamico, anzi! Grazie all'introduzione del pasturatore, tutti i processi di pesca, rispetto alla pesca "a fondo", sono accelerati. Si tratta quindi di un sistema di pesca piuttosto redditizio, specie nei periodi invernali, quando i pesci sono meno attivi e rispondono molto meno alle altre tecniche come la "passata" o lo spinning.
Pasturatore aperto |
I pasturatori, o "Feeder", più comunemente utilizzati sono di tre tipi: aperti, chiusi e "method". I primi sono molto spesso delle gabbiette a maglia abbastanza larga e vengono riempiti con pastura fatta con sfarinati. Questa, a contatto con l'acqua, inizia a disperdersi creando una nuvola richiamante. Il secondo tipo, il pasturatore chiuso, viene invece utilizzato caricandolo di bigattini. Grazie ad appositi fori, presenti sul corpo del contenitore, questi escono e si diffondono in acqua.
Method Feeder |
Tutti i pastoratori sono piombati e la quantità di piombo andrà commisurata alla forza della corrente dell’acqua e/o alla necessità di effettuare lanci più o meno lunghi. Questo fattore mi porta naturalmente a parlare delle canne impiegate in questa tecnica.
Le canne da ledgering, di varia lunghezza, sono di solito telescopiche o composte da tre pezzi. L’ultimo pezzo, il vettino, è spesso intercambiabile in 2 o 3 tipi che offrono un’azione diversa a seconda delle necessità. Ci sono vettini più morbidi e sensibili ed altri più rigidi, meno sensibili, ma che permettono di lanciare con efficacia anche pasturatori con pesi importanti.
La scelta del vettino è fondamentale. Sbagliarla può significare perdere tante abboccate o, nella peggiore delle ipotesi, romperlo per aver utilizzato un peso troppo grande per le sue capacità.
Canna da Ledgering con i vettini intercambiabili |
Dimenticavo di dire che per questo tipo di pesca si usa il mulinello. Io utilizzo uno Shimano Aernos 4000, caricato con filo 0.22 e terminale 0.12 o 0.10. Probabilmente la differenza tra i due fili è eccessiva ma quando ho montato il mulinello su questa canna era già caricato con uno 0.22 praticamente nuovo che avevo usato solo pochissime volte a spinning su un’altra canna. Prima di buttare via tutto il filo e cambiarlo con uno più adatto mi sto divertendo a sfruttarlo fino in fondo. E devo dire che mi sto comunque divertendo molto.
Sto utilizzando questa tecnica sia su lago che su fiume ma, sarà una coincidenza, le maggiori soddisfazioni stanno venendo dalle acque mosse del fiume. Il pasturatore va lanciato leggermente a monte, a seconda della velocità della corrente e della profondità del corso d’acqua. Scendendo verso il fondo la corrente lo sposterà verso valle. Arrivato sul fondo, di solito, a meno di avere correnti molto lente, o piombi sovradimensionati, il pasturatore potrà rotolare un po’ verso valle. Spesso poi eventuali detriti o alghe trasportate dall’acqua, potranno andare a colpire la lenza trascinandola un po’ sempre verso valle. A questo punto si blocca l’archetto e si può decidere se tenere la canna in mano o poggiarla su un sostegno. Io di solito l’appoggio su un apposito paletto estensibile in alluminio dotato di forca di appoggio alla sommità. E’ economico, leggero e funzionale. Una volta poggiata la canna andremo ad osservare il comportamento del vettino. Normalmente esso continuerà a flettersi e a rilassarsi un po’ in modo fluido e morbido. Tutto ciò è dovuto agli spostamenti del pasturatore sul fondo, o all’aggancio di alghe e altre piante che, derivando, colpiscono la lenza tirandola.
Flessione |
La flessione di abbocco è inconfondibile. Si tratta di un movimento rapidissimo e netto. Spesso ripetuto due o tre volte. Bravura del pescatore è quella di afferrare velocemente la canna e ferrare con decisione per allamare il pesce. Da li inizia il combattimento che, speriamo, si concluderà con la raccolta del pesce.
Ho ancora pochissima esperienza con questa tecnica ma già qualche soddisfazione me la sono presa. In più, e questa è la cosa più importante per me, ho imparato alcune lezioni che mi saranno utili in futuro. In primis una migliore gestione delle esche: il bigattino è importante che sia fresco e non puzzi troppo di ammoniaca. Ci può essere una differenza abissale di resa tra un bigattino “fresco” ed uno “stagionato”. Non solo poi per l’odore di ammoniaca che scoraggia i pesci dal mangiare, ma anche per la scarsa motilità del bigattino quando sta invecchiando troppo. Meno il bigattino è mobile e dinamico, più farà fatica ad uscire dal pasturatore. A volte dopo diversi minuti il pasturatore non si svuota quasi per nulla!
Ed anche quelli posizionati sull’amo saranno poco attrattivi. Se poi aggiungiamo un acqua torbida e con presenza di alghe, il tutto potrebbe ridursi ad un “cappotto” (termine gergale per indicare una giornata di pesca senza aver preso nessun pesce) colossale.
Si aspetta l'abboccata guardando il vettino |
Altra cosa che mi sta piacendo tanto imparare è l’interpretazione dei movimenti del vettino. Imparare a capire quando a muovere il vettino è un’alga che tira la lenza, quando invece è il pasturatore che rotola, quando è un pesce che sta “assaggiando” l’esca e quando invece il pesce ha abboccato sul serio. Devo dire che il movimento ondulante del vettino mi piace proprio tanto. Lo trovo quasi ipnotico, quantomeno rilassante. E che emozione quando da morbido il movimento diventa netto e sincopato, sinonimo di pesce allamato!
La mia prossima sfida sarà quella di perfezionare la mia tecnica utilizzando fili più sottili per imbobinare la lenza madre. Sono sicuro che questo richiederà una concentrazione più forte, un più attento dosaggio della forza e della frizione e che, inevitabilmente, produrrà qualche rottura in più. Ma sono sicuro che sarà molto più grande la soddisfazione nella cattura.
Intanto penso già all’estate, quando andrò in Sardegna, e tenterò di prendere qualche bella carpa dietro casa nel fiume Rio. Vorrei anche provare a pescare in mare. Chissà se quest’anno è la volta buona per imparare qualcosa anche in acqua salata!